8 secondi e le cose che ci sfuggono di mano
C’è questo libro di Lisa Iotti, “8 secondi, viaggio nell’era della distrazione”, che per la prima volta in modo sistematico e approfondito ha svelato i rischi e i danni che Internet e in particolare i Social Media nascondono, ormai nemmeno troppo velatamente. L’autrice dialoga con docenti universitari, professionisti che da anni accumulano dati cercando di tirarne fuori un senso. E il senso è che il mondo è cambiato radicalmente, certo, ma solo in apparenza: di base c’è sempre qualcuno che vuole venderci qualcosa, solo che ora questo qualcuno sa tutto di noi, delle nostre abitudini, di ciò che desideriamo e di ciò che amiamo. Quindi niente di nuovo, è sempre marketing, è sempre profilare un cliente. Solo che ora il cliente somiglia a un tossico.
Ogni tanto quando guido in città mi guardo in giro. Gente che cammina sui marciapiedi, persone che aspettano alla fermata del tram, altri automobilisti: un buon 80% di questi esseri umani sta guardando il telefono. Pare che nessuno sia più in grado di compiere un’azione facile, come camminare nel proprio quartiere per qualche centinaia di metri senza fare nel frattempo qualcos’altro. Io osservo gli altri, ma - è chiaro - faccio anch’io parte di quell’80%. Anche se raramente supero le due ore e mezzo di utilizzo quotidiano del mio smartphone, mi rendo conto di avere spesso il telefono in mano e che il più delle volte lo sblocco per pura abitudine. Manco ci penso, non ho realmente nulla da controllare. Ogni tanto disinstallo qualche app. Ogni tanto ci provo. Ma di fatto sono anch’io un tossico. La musica in tutto questo è un esercizio che letteralmente può salvarci, poiché la musica è presente, è essere presenti, è concentrazione. Che appena ti distrai ecco che ti dimentichi una frase o sbagli posizione delle mani. Ma la soglia di attenzione si è quasi azzerata. Anche da ascoltatori se una canzone non ci cattura subito le diciamo addio dopo una manciata di secondi.
Quali sono le conseguenze di questa situazione secondo Lisa Iotti? Apatia, senso di profonda solitudine, difficoltà di concentrazione, perenne insoddisfazione e costante ricerca di piccoli e sempre più effimeri piaceri: un pizzico di dopamina, possibilmente più volte nell’arco di un’ora.
“La vita nel frattempo”, la canzone che dà anche il titolo al mio nuovo disco, nasce da questa paura e da questa consapevolezza. Esce in streaming l’11 dicembre ed è il quarto brano tratto dall’album a essere disponibile.
In copertina c’è un altro, splendido scatto di mio figlio Lapo.
“La vita nel frattempo” è una delle canzoni più importanti, dense e musicalmente articolate di questo mio nuovo lavoro. Spero che tu abbia il tempo per ascoltarla.
A presto!