La vita nel frattempo, un anno dopo
Non ricordo quando mi è venuto in mente il titolo del nuovo disco, ma “La vita nel frattempo” si presta a molte interpretazioni ed è il motivo per cui mi ha subito convinto. Il progetto, fino a questa illuminazione improvvisa avvenuta più o meno alla fine del 2022, si chiamava “America, Americae” o in alternativa “Radisson, Baje James”. Dipendeva da come mi alzavo al mattino e da quali canzoni reputavo più forti. Poi ho trovato una sorta di quadratura del cerchio musicale, spingendomi in un territorio da me solo parzialmente esplorato. La canzone “America, Americae”, in ogni caso resta uno dei cuori pulsanti di questo disco ed è davvero un grande piacere renderla disponibile a tutti. E avrò modo di parlarne ancora e a lungo.
Così, eccoci qua.
Nel frattempo è passato un anno e “La vita nel frattempo”, come promesso, esce interamente in streaming il 29 marzo. Non ho ancora fatto un bilancio economico di questa scelta semi-radicale - uscita del disco solo in vinile e su BandCamp e pubblicazione sulle piattaforme di streaming col contagocce - ma è certo che in questo modo il progetto è stato sostenibile per tutti, artista, etichetta e distribuzione. Ovviamente non ho la controprova, ma la sensazione è positiva. Poi devo dire che ho constatato con grande piacere che molti altri artisti si sono schierati in questi ultimi mesi su questo fronte, parlando di numeri pompati, di intelligenza artificiale e Spotify, di ansie varie causate dalle aspettative che il mercato impone. Non voglio fare la predica e sicuramente il mondo del music business è sempre stato perfido, iniquo e crudele. Diciamo solo che sono sempre più convinto che sia salutare e necessario liberarsi dal giogo dei numeri: per me il fatto che Amadeus presenti un artista sul palco di Sanremo dichiarandone in pompa magna il numero degli stream è una cosa terribile, oltre che assai poco elegante. Ci sono migliaia di artisti meravigliosi che semplicemente non fanno numeri, le loro canzoni non vanno in playlist o ancora più semplicemente si rivolgono a un pubblico che preferisce ascoltarli su disco. Sono artisti mediocri o non degni di essere ascoltati? No, quasi sempre le loro proposte sono interessanti e meno omologate.
Come fare a cambiare le cose? Credo sia impossibile, come ho detto a “Vinilicamente” lo scorso anno, nel senso che o salta tutto il banco o le cose restano così. O al limite peggiorano. Io da quando faccio musica credo fortemente nel concetto di “scena” e nello sforzo necessario per mantenere sano un ecosistema. Così, nell’impossibilità di un cambiamento radicale, io ho comunque scelto una strada che mi fa stare bene. E sto anche scrivendo cose nuove.
Ah, sono anche in tour: se ti va vieni a sentirmi!